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Territorio

In questa sezione, il termine TERRITORIO è visto in un significato assai ampio, includendo non solo caratteristiche fisiche e geomorfologiche, ma anche aspetti sociologici, legami e comportamenti tra individui della stessa comunità….

Alla fine della sezione, poterte vedere alcuni video di altri TERRITORI e Comunità arbereshe d’Italia.


 Villa Badessa esempio particolare di area marginale: sostenibilità e caratteristiche per lo sviluppo locale

 Le chances che Villa Badessa si gioca nella sua difficile ma non impossibile missione per un suo sviluppo sostenibile nel futuro grazie al proprio passato rimandano ad una generale riflessione e ad alcune considerazioni circa la difesa e la valorizzazione delle piccole comunità delle aree marginali. Richiamando l’attenzione sulle tematiche dello sviluppo locale e sulle possibilità che ha una comunità di emergere attraverso le peculiarità territoriali, come nel caso di Villa Badessa che sono legate alla propria identità. Nell’era della polarizzazione territoriale e della globalizzazione economica la sopravvivenza delle aree marginali appare strettamente collegata con la capacità di promuovere processi di sviluppo locali genericamente intesi come autonomi e capaci di autosostenersi in un’economia aperta di mercato [1]. Considerando le diverse variabili che emergono dalle posizioni teoriche è possibile definire, in maniera più articolata, lo sviluppo locale come un processo che riconosce l’importanza della dimensione territoriale sia da un punto di vista geografico (lo spazio) che sociale e culturale (le risorse umane); e riconosce agli attori locali la capacità (ma anche il potere) di valorizzare, con azioni innovative, le risorse locali collettive [2]. L’idea che uno sviluppo può essere possibile ancorandolo a quelle che sono le risorse locali non è affatto semplice da far recepire e accettare. Si tratta di un profondo cambiamento del concetto stesso di sviluppo rurale. “[…]Per durare davvero, lo sviluppo deve essere autosostenibile ossia deve ricercare regole insediative (ambientali, urbanistiche, produttive, economiche, ecc.) che risultino di per sé produttive di equilibri di lungo periodo fra insediamento umano e sistemi ambientali [3]. L’ambiente naturale sostiene e fa crescere la comunità che lo abita solo se questa rispetta, valorizza e  arricchisce, oltre che l’ambiente, anche se stessa.  Ogni territorio ha un suo patrimonio di valori territoriali, eredità della sua storia sociale e naturale. Questi valori associati con le caratteristiche dell’ambiente fisico (ecosistemi modificati nel tempo dall’ intervento umano), l’ ambiente costruito (eredità storica, infrastruttura, sistemi produttivi e loro prodotti e reti di servizi) a l’ ambiente antropico (ad esempio il tessuto sociale e le sue forme organizzative, visione condivise e know-how produttivi) costituiscono il capitale territoriale. Questi valori territoriali sono  in grado di dare luogo a strategie di sviluppo solo se vengono riconosciuti come risorse. Legato al concetto di sviluppo locale quindi c’è il capitale territoriale , che viene definito come il complesso degli elementi (materiali e immateriali) a disposizione del territorio, che possono costituire punti di forza o veri e propri vincoli a seconda degli aspetti presi in considerazione. La crescita e lo sviluppo del capitale nella sua totalità dipende dal sistema di connessioni e interazioni che quel capitale è in grado di attivare e sostenere con altri capitali territoriali; dalla  integrazione tra le risorse (avvicinamento progressivo tra piani, contesti, sistemi diversi). A partire da una risorsa chiave per il territorio, identificata come porta di accesso, attraverso un progetto strategico è possibile avviare un processo di integrazione progressiva di tutte le risorse disponibili. La consapevolezza di un determinato bene territoriale come una risorsa potenzialmente utilizzabile deve crescere all’interno della comunità locale. Ogni risorsa territoriale è quindi una entità complessa basata su due componenti fondamentali: un patrimonio e la capability delle comunità locali, ossia il riconoscimento delle risorse potenziali e la possibilità di renderle tali. Per poter esistere nel tempo, una risorsa deve essere scoperta , valorizzata e appropriatamente coltivata in modo sostenibile.  La valorizzazione di una risorsa locale è un processo di apprendimento collettivo attraverso cui una comunità può divenire consapevole delle proprie possibilità ed imparare a riconoscere ed utilizzare le sue risorse in modo sostenibile. La scoperta, la valorizzazione e la coltivazione delle risorse rappresentano la fase fondamentale di un processo più ampio che può essere definito come costruzione sociale di un progetto di sviluppo locale […].

 


Sul concetto d’identità

 L’ identità (culturale, in particolare) è definita da un osservatore, in genere esterno, attraverso distinzioni linguistiche. Non si può parlare di individuazione o espressione dell’ identità ma di costruzione dell’ identità [4]. L’identità fornisce un senso alla comunità, una cornice in cui questa può agire di conseguenza. Nei due termini sono contenuti significati importanti. Il primo, “identità”, ha soprattutto una valenza di ordine psicologico e si riferisce alla percezione che ogni individuo ha di se stesso, cioè della propria coscienza d’esistere in relazione ad altri individui.  L’identità infatti è un concetto dinamico e aperto che si costruisce e definisce nella relazione/interazione con gli altri. Il termine “culturale” ha invece un significato sociologico. Deriva dal termine “cultura”, inteso come patrimonio globale ed evolutivo dell’individuo e dei gruppi sociali ai quali appartiene. L’identità culturale è quindi relazionale, non è fissa o immutabile. Essa cambia ogni giorno a seconda delle persone con cui ci relazioniamo. Questo patrimonio è formato dalle norme, i valori, le “cornici” di riferimento e di senso, dagli usi e dal linguaggio che uniscono e diversificano i gruppi umani. Quando si parla di identità culturale si intende dunque la sua identità globale, composta dalle identificazioni particolari riferite alle diverse appartenenze all’interno di un processo dinamico e aperto al cambiamento [5]. In questa sintesi di una relazione Davide Gualerzi [6] esamina l’ipotesi di sviluppo territoriale basata sull’identità: “L’identità e’ diventata una questione centrale in tema di sviluppo regionale da quando numerosi studi hanno fatto intravedere la possibilità di disegnare intorno ad essa una strategia di sviluppo per le aree arretrate del bacino del Mediterraneo. La ricerca di una traiettoria di sviluppo che le porti fuori dai problemi dell’arretratezza e’ approdata a una riproposizione forte della loro identità territoriale. L’idea di fondo e’ quella di valorizzare, e rovesciare in positivo, quella diversità rispetto alle forme e ai modi dello sviluppo che contraddistinguono le aree industrializzate, sulla scia di una riscoperta di radici storico-culturali e di una organizzazione sociale spesso sbrigativamente consegnate all’arretratezza dalla teoria dello sviluppo economico. Un’ipotesi di sviluppo alternativa quindi, centrata sulle diversità regionali, le identità appunto, che da tali radici hanno origine, e caratterizzata dall’attenzione ai luoghi e alle loro risorse. L’elaborazione di questa possibile alternativa richiede però di approfondire il legame tra identità e sviluppo economico, rendere cioè operativa l’idea dell’identità come risorsa per lo sviluppo. Questa panoramica intorno alla definizione di identità, nonostante la difficoltà di dare conto delle molte questioni interconnesse, mette a fuoco i temi fondamentali per una ipotesi di sviluppo locale basata sull’identità. Chiarisce inoltre che si parla di identità non in generale, ma come fenomeno sociale, con riferimento a una collettività, e quindi a quanto è sedimentato in un territorio specifico. Non tutti i suoi aspetti sono ugualmente importanti, ma in primo luogo quelli che ne fanno “il lievito” dello sviluppo [7]. L’idea di fondo [8] è che il rapporto tra identità e sviluppo locale passa attraverso la considerazione di attori che hanno un legame forte con il territorio […]”.

 


Il quadro legislativo: iniziative e prospettive per l’incipit di una legge “su misura”

 La prima soluzione legislativa di tutela della comunità minoritaria arbrereshe di Villa Badessa viene dal recepimento della legge 482/99. In tale prospettiva il Comune di Rosciano, in base a quanto disposto dall’art. 3 della L. 482/99 [9], ha presentato al Consiglio Provinciale di Pescara una richiesta di delimitazione dell’ambito territoriale subcomunale, coincidente con la frazione di Villa Badessa, al quale applicare le disposizioni di tutela della minoranza linguistica storica arbëreshe. Il Consiglio Provinciale si è espresso favorevolmente accogliendo detta richiesta con deliberazione n. 71 del 9 aprile 2001. La pubblicazione della L. n. 482/1999 «Norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche» [10], dopo lunghe battaglie culturali ed istituzionali, ha segnato un importantissimo punto di approdo da cui occorreva ripartire per renderne concrete ed operanti le importantissime affermazioni di principio ed attivarne i provvedimenti di attuazione. Il 25 novembre 1999, il Senato della Repubblica approva il testo della legge n. 482, recante “Norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche”, promulgata in via definitiva il 15 dicembre 1999. Trova, in questo modo, possibilità di attuazione il disposto dell’articolo 6 della Costituzione italiana [11]. La 482 rappresenta, dunque, la tanto attesa e “apposita norma” attraverso la quale è possibile realizzare in Italia un sistema di protezione delle minoranze linguistiche, che può andare anche oltre l’uso della lingua ed estendersi al valore della cultura, delle tradizioni e della religione di una comunità locale. Veneto, Liguria, Emilia Romagna, Toscana, Marche, Lazio, Umbria, Abruzzo e Campania fanno tutte cenno, nei loro nuovi statuti regionali, ad una apertura verso le diversità culturali e linguistiche in esse presenti, seppur senza specificarle, e alla valorizzazione dei dialetti e delle parlate locali. È dunque fuor di dubbio che la Carta europea delle lingue regionali e minoritarie, sottoscritta (ma non ratificata) dall’Italia il 27 giugno 2000, e la legge quadro 482/1999 abbiano fortemente contribuito a far nascere e crescere tra gli Italiani l’attenzione e la considerazione verso il pluralismo linguistico e una maggiore predisposizione a considerare la diversità culturale una ricchezza e non un ostacolo alla comprensione. “La pluralità non è solo linguistica, ma culturale. L’umanità, come il linguaggio, esiste solo al plurale” [12]. Ragionando in questa prospettiva, si auspica che la legislazione in materia di tutela linguistica, in Italia come in Europa e nel mondo, continui a non limitarsi ad un mero riconoscimento della molteplicità delle realtà linguistiche e culturali, ma che investa le risorse ed i mezzi necessari alla loro conservazione, al loro impiego e alla loro trasmissione presso le generazioni future. Nel 2003 è stato presentato un progetto di legge a “Tutela della minoranza linguistica arbëreshë di Villa Badessa”. Questo progetto, ripreso ed avanzato dalla consigliera regionale Nicoletta Verì, non è ancora stato tradotto in legge regionale ma potrebbe esserlo, con eventuali emendamenti, in questa legislatura. Quest’idea di una formulazione di una proposta di legge intitolata “Tutela della minoranza linguistica arbëreshë di Villa Badessa frazione del Comune di Rosciano” è a più riprese stata portata avanti dal Comune di Rosciano. La proposta, trasmessa il 16 settembre 2002 alla Provincia di Pescara, è stata poi dalla Provincia presentata al Consiglio Regionale dell’Abruzzo, il quale l’ha dichiarata ammissibile nella seduta del 17 giugno 2003 (con verbale n. 98/5). Attualmente la proposta di legge è ferma all’esame delle competenti Commissioni Consiliari, prima di tornare all’esame del Consiglio Regionale in vista della definitiva approvazione. Da parte sua, il Comune di Rosciano si è dotato nel proprio Statuto (approvato con deliberazione C.C. n° 28 del 7 luglio 2003) di un articolo 4 (“Territorio”) in cui prevede, al comma 3, che «Il Comune tutela il patrimonio etnico culturale e religioso di Villa Badessa; unica comunità di origine albanese di Abruzzo, promovendo iniziative volte alla conservazione e al recupero delle tradizioni, dei miti e dei riti».


 La proposta di Legge regionale 0430/03: analisi e nuove indicazioni

 La proposta di LR sulle minoranze linguistiche d’Abruzzo, la 430/03 è una legge ad hoc che «riconosce la Comunità etnico linguistica di origine arbëreshe, presente nel territorio del Comune di Rosciano, quale elemento non secondario della cultura abruzzese» e che, sulla base della L. 482/99, pone tra le sue finalità «la conservazione, il recupero e lo sviluppo dell’identità culturale» della comunità minoritaria arbëreshe attraverso «tutte le iniziative e gli incentivi per la permanenza delle popolazioni nei luoghi di origine e per l’approfondimento delle ragioni della loro identità» (art. 1). Composta di 7 articoli, la proposta di legge riprende in breve la struttura di altre leggi regionali e si concentra sull’importanza dell’istruzione quale ambito primario per la trasmissione della conoscenza di una lingua e del corredo di saperi e di valori che essa porta con sé. A tal proposito, nel testo si fa riferimento alla promozione di corsi di cultura locale, attività didattiche e al finanziamento di programmi di studio della lingua arbëreshe nelle scuole materne, elementari e medie del comune di Rosciano. Oltre all’insegnamento della lingua, vengono messe in rilievo altre iniziative (art. 2) relative: (a) alla conservazione e alla valorizzazione delle testimonianze storiche, artistiche, culturali, liturgiche e religiose caratteristiche della comunità arbëresh; (b) allo sviluppo della ricerca storica e linguistica, alla pubblicazione e alla diffusione di studi, ricerche e documenti e al recupero della toponomastica locale in arbëreshë; (c) alla creazione di Musei locali, centri di studi e cooperative di servizio mirate a tale specifica attività; (d) all’organizzazione di manifestazioni rivolte alla valorizzazione di usi, costumi e tradizioni proprie della comunità; (e) allo sviluppo di forme di solidarietà con Comunità albanofone in Italia e all’estero. Accanto al Comune e alla Provincia, vengono abilitati all’accesso ai finanziamenti necessari agli scopi della legge, anche la Pro Loco, le istituzioni ecclesiastiche, le scuole di ogni ordine e grado e le associazioni culturali e di volontariato (art. 4). Riferimenti bibliografici citati: [1] Trigilia C., (2001), Caratteri e trasformazioni dello sviluppo locale- Dipartimento di Sociologia e Scienza Politica-Università della Calabria-Seminario Rende 31.01.2001 [2] Silvia Sivini (2003 )- Limiti e potenzialità dei processi di governance locale In Policies, Governance and Innovation for Rural Areas- Università della Calabria, Arcavacata di Rende International Seminar 21-23 November 2003 [3] www.anci.it/Contenuti/Allegati/pol%20giov%20e%20sviluppo%20locale.doc [4] www.anci.it/Contenuti/Allegati/pol%20giov%20e%20sviluppo%20locale.doc [5] http://www.csrserviziocivile.it/Glossario.pdf [6] Davide Gualerzi (2006) Identità, territorio e sviluppo locale- Dipartimento di Scienze Economiche “Marco Fanno”, Università di Padova [7] Antomarchi e Taddei (1997)-“Economie et identite’: Ecunumia Identitaria” Ed.Albiana [8] Loup, S. et Kosianski, J.M. 2002. Identité(s) et développement local. Actes du Congrès Environnement et Identité en Méditerranée, Corté, Juillet [9] Art. 3, comma 1, della Legge 482/1999:«La delimitazione dell’ambito territoriale e sub-comunale in cui si applicano le disposizioni di tutela delle minoranze linguistiche storiche previste dalla presente legge è adottata dal consiglio provinciale, sentiti i comuni interessati, su richiesta di almeno il quindici per cento dei cittadini iscritti nelle liste elettorali e residenti nei comuni stessi, ovvero di un terzo dei consiglieri comunali dei medesimi comuni [10] www.camera.it/parlam/leggi/99482l.htm [11] «La Repubblica tutela con apposite norme le minoranze linguistiche». [12] Paul Ricouer(1999), La natura e la regola. Alle radici del pensiero, traduzione di M.Basile, Milano, Cortina. Testo da Tesi di laurea dal titolo   LA COMUNITA’ ARBËRESHË DI VILLA BADESSA OGGI: LE EREDITA’ DEL PASSATO COME RISORSA PER IL FUTURO, G. De Micheli (a.a. 2010/2011, Università G.’Annunzio, Chieti-Pescara).


Vista dall’alto del centro storico di Villa Badessa


TESTO ITINERARI TESTO ITINERARI1

 

 

 

 

 

 


 

Passeggiata ecologica sulle sponde del torrente Nora (2014)

 

Iniziative Antidiscarica 2011 – Sito torrente Nora e al belvedere di Villa Badessa
Incontro con Responsabili Comitato Tecnico provincia di Pescara

 
 

 Mobilitazione della popolazione di Villa Badessa contro iniziative “scellerate” di uso del territorio

Immagini e testimonianze delle molteplici iniziative avviate dal Comitato antidiscarica sorto a Villa Badessa anche con i contributi di numerose Associazioni del territorio e dei comuni limitrofi, sono visibili nei links qui in basso. Manifestazione sul torrente Nora (2009) http://youtu.be/Gszpd6dkxQc

Comitato antidiscarica 2009 http://youtu.be/Fzwh9fY-Q0o


Piana degli Albanesi

 

 

San Marzano di San Giuseppe, Puglia

 

Publié par Biagio Sardella sur vendredi 6 octobre 2017

 

 

 

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